Vingt ans après
4.54 voti
✒ Autore | Alexandre Dumas père |
📖 Pagine | 1259 |
⏰ Tempo di lettura | 41 ore 45 minuti |
💡 Pubblicato | 1845 |
🌏 Lingua originale | Francese |
📌 Tipo | Romanzi |
📌 Generi | Storico, Avventura, Prosa |
📌 Sezioni | Romanzo storico , Romanzo di avventura |
Indice del libro
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I. Il fantasma di Richelieu
In una stanza del palazzo Cardinale, che noi già conosciamo, a lato di una tavola con gli angoli d’argento dorato, ingombra di carte e di libri, stava seduto un uomo con la testa appoggiata a tutte e due le mani.
Dietro a lui vi era un vasto caminetto, rosso di tizzi che andavano a cadere su larghi alari dorati. La luce di quel fuoco accendeva il magnifico abito di quell’uomo pensoso, illuminato di fronte dalle luci di un candelabro carico di candele. Quella cappa rossa e quei ricchi merletti, quella fronte pallida e curva sotto il peso della meditazione nella solitudine di quel gabinetto, il silenzio delle anticamere rotto soltanto dal passo cadenzato delle guardie, avrebbero potuto far pensare che lì ci fosse ancora l’ombra del cardinale di Richelieu.
Ohimè! Era soltanto l’ombra di quel grand’uomo. La Francia indebolita, l’autorità del re decaduta, la nobiltà ritornata debole e turbolenta, il nemico che aveva oltrepassato le frontiere: tutto testimoniava che Richelieu non c’era più. Ma ciò che soprattutto dimostrava che la cappa rossa non era quella del vecchio cardinale, era quell’isolamento che, come abbiamo detto, si addiceva più a un fantasma che a una persona viva; quei corridoi vuoti di cortigiani, quei cortili pieni di guardie, uno spirito corrosivo che saliva dalla strada penetrava attraverso i vetri in quella stanza come se tutta una città, concorde contro il ministro, portasse là dentro il suo soffio: infine rumori lontani e continuamente rinnovati di colpi di fucile tirati fortunatamente senza scopo e senza risultato, ma soltanto per far vedere alle guardie, agli Svizzeri, ai moschettieri e ai soldati dislocati attorno al palazzo Reale, perché il palazzo Cardinale aveva cambiato anch’esso nome, che anche il popolo aveva le armi. Quel fantasma di Richelieu, era Mazzarino.
Ora, Mazzarino era solo e si sentiva debole.
«Straniero», mormorava, «Italiano! Ecco la grande parola con cui m’inchiodano! Con questa parola hanno assassinato, impiccato e divorato Concini e, se li lasciassi fare mi assassinerebbero, mi impiccherebbero e mi divorerebbero come lui, benché io non abbia fatto loro altro male che spremerli un po’. Sciocchi! Perché non capiscono che il loro nemico non è questo Italiano che parla male il francese, ma bensì quelli che sanno dir loro tante belle parole con un così schietto e puro accento parigino! «Sì, sì», continuava il ministro col suo fine sorriso, che questa volta appariva strano sulle pallide labbra, «sì, capisco dai vostri rumori che la sorte dei favoriti è precaria, ma se voi sapete questo, dovete anche sapere che non sono un favorito dei soliti, io! Il conte di Essex aveva un anello splendido, carico di diamanti che gli aveva donato la sua regale amante: io, non ho che un semplice anello con una sigla e una data. ma questo anello è stato benedetto nella cappella del palazzo Reale e dunque non mi potranno stroncare come credono . Non si accorgono che col loro eterno grido: “Abbasso Mazzarino» io faccio gridare loro, “Viva il signor di Beaufort“ oppure ”Viva il principe di Condé“ o anche “Viva il parlamento!”. Ebbene! Il signor di Beaufort è a Vincennes, il principe di Condé andrà a raggiungerlo un giorno o l’altro, e il parlamento…» Qui il sorriso del cardinale prese un’espressione di odio di cui il suo dolce volto sembrava incapace.
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