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A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court

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Capitolo 1. UNO STRANO INCONTRO

Fu nel Castello di Warwick che incontrai quello strano forestiero di cui sto per parlarvi. Fui attratto da tre cose in lui: la sua candida semplicità, la sua meravigliosa conoscenza delle armature antiche e la sua riposante compagnia, dato che parlava solo lui.
Ci incontrammo nella coda del gruppo che visitava il castello, e lui cominciò subito a dire cose che destarono il mio interesse.
Mentre parlava in tono sommesso e piacevole, senza mai interrompersi, sembrava che si allontanasse pian piano da questo mondo e da questi tempi e si addentrasse in un'epoca remota e in un antico paese dimenticato, e a poco a poco mi avvolse in un'atmosfera così incantata che mi pareva di muovermi tra gli spettri e le ombre. Proprio come io potrei parlare dei miei più intimi amici o nemici, o dei vicini che conosco meglio, così lui parlava di ser Bedivere, ser Bors de Ganis, ser Lancillotto del Lago, ser Galahad, e tutti gli altri grandi nomi della Tavola Rotonda. Oh! come diventava vecchio, vecchio, indicibilmente vecchio, sbiadito, secco, polveroso e antico il suo aspetto a mano a mano che raccontava! Ad un certo punto si volse verso di me e disse, come se parlasse del tempo o di qualunque altra faccenda quotidiana:
- Lei ha sentito parlare della trasmigrazione delle anime, ma che cosa sa della trasposizione di epoche e di corpi?
Dissi che non ne sapevo niente. Ma a lui importava così poco proprio come quando si parla del tempo - che non si accorse se gli avevo risposto o no. Ci fu un mezzo istante di silenzio, subito interrotto dalla voce ronzante della guida stipendiata:
- Antico usbergo, datato al sesto secolo, epoca del re Artù e della Tavola Rotonda, ritenuto proprietà del cavaliere ser Sagramor il Desideroso. Osservino il foro circolare nella maglia metallica sul petto a sinistra. Non esistono spiegazioni: si suppone sia stato fatto da un proiettile dopo l'invenzione delle armi da fuoco, forse dai soldati di Cromwell.
Il mio compagno sorrise - non di un sorriso moderno, ma di uno che doveva esser caduto in disuso molti molti secoli prima - e mormorò apparentemente tra sé e sé:
- Noti bene, io l'ho visto fare -. Poi, dopo un pausa, aggiunse:- L'ho fatto io stesso.
Prima che io potessi riavermi dalla sorpresa e dalla scossa provocata dalle sue parole, era sparito.
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