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«Оратор» en italiano

El libro Оратор en italiano

L'oratore

4.45 votos
✒ Autor
📖 Paginas5
⏰ Tiempo de leer 20 minutos
💡 Fecha de publicación1886
🌏 Idioma original Ruso
📌 Tipos Cuento , Novela
📌 Géneros Realismo, Humor
📌 Secciones Novela realista , Novela de humor

L'oratore: leer el libro

Un bel mattino seppellivano l'assessore di collegio Kirill Ivànovic' Vavilonov, morto per due malanni tanto diffusi nella nostra patria: una cattiva moglie e l'alcolismo.
Quando il corteo funebre si mosse dalla chiesa verso il cimitero, un collega del defunto, certo Poplavski, salì in una carrozzella e galoppò dal suo amico Grigori Petrovic' Zapoikin, uomo giovane, ma già abbastanza popolare. Zapoikin, com'è noto a molti lettori, possiede la rara capacità d'improvvisare discorsi matrimoniali, di giubileo e funebri. Egli può parlare quando gli garba: tra veglia e sonno, a digiuno, ubriaco fradicio, con la febbre ardente: il suo discorso scorre liscio, eguale, come acqua da gronda, e copioso; parole di rimpianto nel suo dizionario oratorio ve n'èassai più che di scarafaggi in qualsivoglia trattoria. Parla sempre con eloquenza e alungo, cosicché a volte, specie a nozze di mercanti, per fermarlo tocca ricorrere all'aiuto della polizia.
«E io, fratellino, son venuto da te!» cominciò Poplavski, avendolo trovato in casa.
«Vèstiti sull'istante, e andiamo. È morto uno dei nostri, lo spediamo subito all'altro mondo, così bisogna, fratellino, dire a commiato qualche frottola... In te ogni speranza. Se fosse morto qualcuno dei piccoli, non staremmo a disturbarti, ma sai, èun segretario... una colonna della cancelleria, in certo qual modo. Non sta bene untal pezzo grosso seppellirlo senza discorso».
«Ah il segretario!» sbadigliò Zapoikin. «È quel l'ubriacone?».
«Sì, l'ubriacone. Ci saranno i blinì , gli antipasti... riceverai i soldi della carrozzella. Andiamo, anima mia! Metti fuori là, sulla tomba, una qualche concione più ciceroniana che puoi, e che grazie riceverai!».
Zapoikin acconsentì volentieri. Egli si scarruffò i capelli, atteggiò il volto a malinconia e uscì con Poplavski sulla strada.
«Conosco il vostro segretario» disse, salendo in carrozzella. «Scroccone e birba, siabbia il regno dei cieli, come ce n'è pochi».
«Via, non sta bene, Griscia, insultare i morti».
«Quest'è certo, «aut mortuis nihil bene», ma tuttavia era un mariuolo».
Gli amici raggiunsero il corteo funebre e vi si unirono. Il defunto lo portavan lentamente, talché fino al cimitero ebbero tempo di dare un tre capatine in trattoria edi mandar giù per il riposo dell'anima un bicchierino ogni volta.
Al cimitero fu detto il requiem. Suocera, moglie e cognata, lige alla consuetudine, piansero molto. Quando calarono la bara nella fossa, la moglie gridò: «Lasciate mi andar da lui!», ma nella fossa dietro al marito non andò, probabilmente essendosi rammentata della pensione. Dopo aver atteso che tutto si fosse calmato, Zapoikin sifece avanti, girò gli occhi su tutti e cominciò:
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