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«Juan-mi-erizo (Juan Erizo)» en italiano , con la traducción paralela

Gian Porcospino

422 votos
✒ Autor
📖 Paginas5
⏰ Tiempo de leer 20 minutos
💡 Fecha de publicación1815
🌏 Idioma original Alemán
📌 Tipo Cuento de hadas
📌 Géneros Literatura infantil, Aventura, parábola

Gian Porcospino: leer el libro , con la traducción paralela en español

C'era una volta un ricco contadino che non aveva figli. Spesso, quando si recava in città con gli altri contadini, questi lo canzonavano e gli domandavano perché‚ non avesse figli. Un giorno si arrabbiò e quando arrivò a casa disse: "Voglio avere un figlio, fosse anche un porcospino." Ed ecco, sua moglie mise al mondo un bambino, mezzo porcospino e mezzo uomo, e quando lo vide inorridì e disse: "Vedi, ci hai gettato un maleficio!" Disse l'uomo: "Che cosa ci vuoi fare? Dobbiamo battezzarlo lo stesso, ma non possiamo prendere un compare." La donna rispose: "E non possiamo chiamarlo che Gian Porcospino." Dopo il battesimo, il parroco disse: "Con questi aculei non può entrare in un letto normale." Così sistemarono un po' di paglia dietro la stufa e ci misero Gian Porcospino. Egli non poteva neanche essere allattato dalla madre, perché‚ l'avrebbe punta con quegli aculei. Così se ne stette dietro la stufa per otto anni, e suo padre non ne poteva più e si augurava solo che morisse; ma egli non morì e se ne stava là disteso. Ora avvenne che ci fu un mercato in città, e il contadino volle andarci, perciò domandò alla moglie che cosa dovesse portarle. "Un po' di carne e qualche panino, quel che occorre in casa," disse lei. Poi chiese alla serva, che voleva un paio di pantofole e delle calze con lo sprone. Infine chiese: "E tu, Gian Porcospino, cosa vuoi?" - "Babbino," disse questi, "portami una cornamusa." Quando il contadino tornò a casa, diede alla moglie ciò che aveva comprato, carne e panini; poi diede alla serva le pantofole e le calze con lo sprone, infine andò dietro la stufa e diede la cornamusa a Gian Porcospino. E quando questi ebbe la cornamusa, disse: "Babbino, andate alla fucina e fatemi ferrare il mio gallo, così partirò e non tornerò mai più." Il padre era felice di potersene liberare; gli fece ferrare il gallo e, quando fu pronto, Gian Porcospino gli salì in groppa, portando con s‚ anche asini e porci che voleva custodire nel bosco. Nel bosco il gallo dovette volare con lui su un albero alto, ed egli rimase lassù a custodire asini e porci. Egli rimase molti anni lassù mentre il suo branco si ingrossava e suo padre non sapeva più nulla di lui. Sull'albero, egli suonava la sua cornamusa, e la musica era bellissima. Un giorno un re che si era perduto passò di là e udì la musica; se ne meravigliò e mandò un suo servo a vedere da dove venisse. Quello si guardò attorno ma vide soltanto un animaletto seduto in cima a un albero; sembrava un gallo, con un porcospino in groppa che suonava. Allora il re ordinò al servo di domandargli perché‚ se ne stesse là seduto, e se sapesse dove passava la strada per il suo regno. Allora Gian Porcospino scese dall'albero e disse che gli avrebbe indicato il cammino se il re gli prometteva per iscritto la prima cosa che a corte gli fosse venuta incontro al suo arrivo. Il re pensò: "Puoi farlo benissimo, tanto Gian Porcospino non capisce nulla e tu puoi scrivere quello che vuoi." Così prese penna e inchiostro e scrisse qualcosa e, quando ebbe finito, Gian Porcospino gli indicò la strada ed egli arrivò felicemente a casa. Ma sua figlia, vedendolo da lontano, piena di gioia gli corse incontro e lo baciò. Egli pensò a Gian Porcospino e le raccontò quel che gli era successo: che aveva dovuto promettere per iscritto a uno strano animale ciò che a casa gli fosse venuto incontro per primo; l'animale stava in groppa a un galletto e suonava molto bene; ma egli aveva scritto che non gli avrebbe dato nulla perché‚, tanto, Gian Porcospino non sapeva leggere. La principessa ne fu felice e disse che era ben fatto, perché‚ non ci sarebbe andata in nessun caso.
Érase una vez un rico campesino que no tenía ningún hijo con su mujer. A menudo cuando iba con los demás campesinos a la ciudad éstos se burlaban de él y le preguntaban por qué no tenía hijos. Una vez se puso muy furioso y cuando llegó a su casa dijo: "¡Yo quiero tener un hijo! ¡Aunque sea un erizo!" Su mujer entonces tuvo un hijo que era de mitad para arriba un erizo y de mitad para abajo un niño, y cuando vio a su hijo se asustó mucho y dijo: "¿Lo ves? ¡Nos has echado encima una maldición!" Entonces dijo el marido: "Ya no sirve de nada lamentarse, tenemos que bautizar al niño, pero no podemos darle ningún padrino." La mujer dijo: "Y tampoco podemos bautizarlo más que con el nombre de Juan-mi-erizo." Cuando estuvo bautizado dijo el cura: "A éste con sus púas no se le puede poner en una cama como es debido." Así que le prepararon un poco de paja detrás de la estufa y acostaron allí a Juan-mi-erizo. Tampoco podía alimentarse del pecho de la madre, pues la hubiera pinchado con sus púas. Así, se pasó ocho años tumbado detrás de la estufa, y su padre estaba ya harto de él y deseando que se muriera; pero no se moría, y allí seguía acostado. Ocurrió entonces que en la ciudad había mercado y el campesino quiso ir. Entonces le preguntó a su mujer qué quería que le trajera. "Un poco de carne y un par de panecillos que hacen falta en casa," dijo ella. Después le preguntó a la criada y ésta le pidió un par de zapatillas y unas medias de rombos. Finalmente dijo también: "¿Y tú qué quieres, Juan-mi-erizo?" - "Padrecito," dijo, "tráeme una gaita, anda." Cuando el campesino volvió a casa le dio a su mujer lo que le había traído: la carne y los panecillos; luego le dio a la criada las zapatillas y las medias de rombos, y finalmente se fue detrás de la estufa y le dio a Juan-mi-erizo la gaita. Y cuando Juan-mi-erizo la tuvo dijo: "Padrecito, anda, ve a la herrería y encarga que le pongan herraduras a mi gallo, que entonces me marcharé cabalgando en él y no volveré jamás." El padre entonces se puso muy contento porque iba a librarse de él e hizo que herraran al gallo, y cuando estuvo listo Juan-mi-erizo se montó en él y se marchó, levándose también cerdos y asnos, pues quería apacentarlos en el bosque. Una vez en él, sin embargo, el gallo tuvo que volar con él hasta un alto árbol, y allí se quedó, cuidando de los asnos y los cerdos, y allí estuvo muchos años, hasta que el rebaño se hizo grandísimo, y su padre no supo nada de él. Y mientras estaba en el árbol tocaba su gaita y hacía una música muy hermosa. Una vez pasó por allí un rey que se había perdido y oyó la música; entonces se quedó muy asombrado y envió a un criado a que mirara de dónde procedía la música. Este miró por todas partes, pero lo único que vio fue, arriba en el árbol, un pequeño animal que parecía un gallo con un erizo encima y que era el que tocaba la música. Entonces el rey le dijo al criado que le preguntara por qué estaba allí y si no sabría cuál era el camino para volver a su reino. Juan-mi-erizo se bajó entonces del árbol y le dijo que le enseñaría el camino si el rey le prometía por escrito que le daría lo primero con lo que se encontrara en la corte real cuando llegara a casa. El rey pensó: "Eso puedes hacerlo tranquilamente, pues Juan-mi-erizo no entiende y puedes escribir lo que tú quieras." El rey entonces cogió pluma y tinta y escribió cualquier cosa, y una vez hecho esto Juan-mi-erizo le enseñó el camino y llegó felizmente a casa. Pero a su hija, que le vio llegar desde lejos, le entró tanta alegría que salió corriendo a su encuentro y le besó. Él se acordó de Juan-mi-erizo y le contó lo que le había sucedido y que le había tenido que prometer por escrito a un extraño animal que iba montado en un gallo y tocaba una bella música que le daría lo primero que se encontrara al llegar a casa, pero que como Juan-mi-erizo no sabía leer, lo que había escrito realmente era que no se lo daría. La princesa se alegró mucho y dijo que eso estaba muy bien, pues jamás se hubiera ido con él.
Ma Gian Porcospino custodiva gli asini e i porci, era sempre allegro e sedeva sull'albero a suonare la cornamusa. Ora avvenne che un altro re arrivò in carrozza con i suoi servi e alfieri; si era perduto e non sapeva tornare a casa, poiché‚ il bosco era tanto grande. Udì subito la bella musica da lontano e disse al suo alfiere di andare a vedere cos'era e di dove veniva la musica. Questi andò sotto l'albero e vide il gallo con Gian Porcospino in groppa. Gli domandò che cosa stesse facendo lassù. "Custodisco asini e maiali; ma voi, cosa volete?" L'alfiere rispose che si erano persi e che non potevano più tornare nel loro regno, e s'egli voleva indicare loro il cammino. Allora Gian Porcospino scese dall'albero con il gallo e disse al vecchio re che gli avrebbe indicato la strada se gli avesse concesso la prima cosa che gli fosse venuta incontro davanti al suo castello. Il re rispose di sì e firmò la promessa a Gian Porcospino. Allora questi lo precedette in groppa al suo gallo, gli mostrò la strada, e il re fece ritorno felicemente nel suo regno. Quando giunse a corte, la gioia fu grande. Il re aveva un'unica figlia, molto bella; lei gli venne incontro, gli saltò al collo, lo baciò, felice che il vecchio padre fosse tornato. Gli chiese dove fosse stato così a lungo in giro per il mondo, ed egli le raccontò di essersi perso e che forse non avrebbe più fatto ritorno; ma mentre attraversava un gran bosco, un essere mezzo porcospino e mezzo uomo, che stava in cima a un albero in groppa a un gallo, e suonava molto bene, lo aveva aiutato e gli aveva mostrato il cammino; in cambio però egli aveva dovuto promettergli la prima cosa che gli fosse venuta incontro a corte, e questa era lei, e ora egli era tanto afflitto. Ma lei gli promise che, all'arrivo di Gian Porcospino, lo avrebbe seguito volentieri per amore del suo vecchio padre.
Juan-mi-erizo, por su parte, siguió apacentando los asnos y los cerdos y siempre estaba alegre subido al árbol y tocando su gaita. Y sucedió entonces que pasó por allí con sus criados y sus alfiles otro rey que se había perdido y no sabía volver a casa porque el bosque era muy grande. Entonces oyó también a lo lejos la bella música y le preguntó a su alfil qué sería aquello, que fuera a mirar de dónde procedía. El alfil llegó debajo del árbol y vio arriba del todo al gallo con Juan-mi-erizo encima. El alfil le preguntó qué era lo que hacía allí arriba. "Estoy apacentando mis asnos y mis cerdos. ¿Qué se os ofrece?" El alfil dijo que se habían perdido y no podrían regresar a su reino si él no les enseñaba el camino. Entonces Juan-mi-erizo se bajó con su gallo del árbol y le dijo al viejo rey que le enseñaría el camino si le daba lo primero que se encontrara en su casa delante del palacio real. El rey dijo que sí y le confirmó por escrito a Juan-mi-erizo que se lo daría. Una vez hecho esto Juan-mi-erizo se puso al frente montado en el gallo y le enseñó el camino, y el rey regresó felizmente a su reino. Cuando llegó a la corte hubo una gran alegría. Y el rey tenía una única hija que era muy bella y salió a su encuentro, se le abrazó al cuello y le besó y se alegró mucho de que su viejo padre hubiera vuelto. Le preguntó también que dónde había estado por el mundo tanto tiempo y él entonces le contó que se había perdido y a punto había estado de no volver jamás, pero que cuando pasaba por un gran bosque un ser medio erizo, medio hombre que estaba montado en un gallo subido a un alto árbol y tocaba una bella música le había ayudado y le había enseñado el camino, y que él a cambio le había prometido que le daría lo primero que se encontrara en la corte real, y que lo primero había sido ella y lo sentía muchísimo. Ella, sin embargo, le prometió entonces que, por amor a su viejo padre, se iría con él si iba por allí.
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