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«Twenty Years After» in Italian

Vent’anni dopo

4.54 votes
✒ Author
📖 Pages1259
⏰ Reading time 41 hours 45 minutes
💡 Originally published1845
🌏 Original language French
📌 Type Novels
📌 Genres Historical, Adventure, Prose
📌 Sections Historical novel , Adventure novel

Table of contents

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I. Il fantasma di Richelieu1
II. Ronda di notte16
III. Due vecchi nemici30
IV. Anna d’Austria a quarantasei anni51
V. Il Guascone e l’Italiano67
VI. D’Artagnan a quarant’anni76
VII. D’Artagnan è in imbarazzo ma una delle nostre vecchie conoscenze gli viene in aiuto88
VIII. Degli effetti diversi che può produrre un mezzo scudo su uno scaccino e su di un chierichetto101
IX. Come d’Artagnan cercando lontano Aramis si accorse che era in groppa allo stesso cavallo di Planchet113
X. L’abate d’Herblay125
XI. Due compari139
XII. Il signor Porthos du Vallon de Bracieux de Pierrefonds156
XIII. Come ritrovando Porthos, d’Artagnan si accorse che la ricchezza non significa felicità165
XVI. Il castello di Bragelonne204
XVII. La diplomazia di Athos216
XVIII. Il signor di Beaufort232
XIX. Come si svagava il signor duca di Beaufort nel torrione di Vincennes243
XX. Grimaud entra in funzione258
XXI. Che cosa contenevano le torte del successore di babbo Marteau278
XXII. Un’avventura di Maria Michon295
XXIII. L’abate Scarron317
XXIV. Saint-Denis341
XXV. Una delle quaranta maniere di evadere del signor di Beaufort354
XXVI. D'Artagnan giunge a proposito371
XXVII. La grande strada maestra387
XXVIII. Incontro397
XXIX. Quattro antichi amici si preparano a rivedersi411
XXX. La piazza Reale425
XXXI. La chiatta dell’Oise434
XXXII. Scaramuccia449
XXXIII. Il monaco459
XXXIV. L’assoluzione477
XXXVI. La vigilia della battaglia494
XXXVII. Un pranzo d’altri tempi512
XXXVIII. La lettera di Carlo I525
XXXIX. La lettera di Cromwell534
XL. Mazzarino e madama Enrichetta546
XLI. Come talvolta gli infelici scambiano il caso per la Provvidenza556
XLII. Zio e nipote567
XLIII. Paternità574
XLIV. Un’altra regina che domanda soccorso586
XLV. Nel quale si dimostra che il primo impulso è sempre il migliore602
XLVI. Il «Te Deum» per la vittoria di Lens610
XLVII. Il mendicante di Saint-Eustache633
XLVIII. Laorre di Saint-Jacques-la-Boucherie650
XLIX. La sommossa661
LI. Le disgrazie rinfrescano la memoria693
LII. Il colloquio704
LIII. La fuga714
LIV. La carrozza del signor coadiutore727
LV. Come d’Artagnan e Porthos guadagnarono l’uno 219, l’altro 215 luigi, vendendo la paglia746
LVI. Notizie di Athos e di Aramis758
LVII. Lo Scozzese spergiuro alla sua fe’, per un denaro vendette il suo re773
LVIII. Il vendicatore786
LIX. Oliver Cromwell799
LX. I gentiluomini806
LXI. Gesù Signore813
LXII. Nel quale è dimostrato che nelle situazioni difficili i grandi cuori non perdono mai il coraggio, né gli stomachi sani l’appetito822
LXIII. Saluto alla Maestà caduta833
LXIV. Il piano di d’Artagnan847
LXV. La partita di lanzichenetto864
LXVI. Londra874
LXVII. Il processo883
LXVIII. White-Hall899
LXIX. Gli operai914
LXX. «Remember»924
LXXI. L’uomo mascherato934
LXXII. La casa di Cromwell947
LXXIII. Conversazione960
LXXIV. La feluca «I’Éclair»975
LXXV. Il vino di Porto994
LXXVI. Fatalità1018
LXXVII. Nel quale si narra come, dopo aver corso il rischio di finire tra le fiamme, Mousqueton corse quello di venir mangiato1032
LXXVIII. Ritorno1047
LXXIX. Gli ambasciatori1060
LXXX. I tre luogotenenti del generalissimo1073
LXXXI. Il combattimento di Charenton1096
LXXXII. La strada di Picardia1113
LXXXIII. La riconoscenza di Anna d’Austria1128
LXXXIV. La regalità di Mazzarino1135
LXXXV. Precauzioni1142
LXXXVI. La mente e il braccio1151
LXXXVII. Il braccio e la mente1166
LXXXVIII. I trabocchetti del signor Mazzarino1181
LXXXIX. Trattative1189
XC. Nel quale si comincia a credere che Porthos sarà finalmente barone e d’Artagnan capitano1199
XCI. Come spesso, con la penna e la minaccia, si fa più presto e meglio che con la spada e l’abnegazione1214
Conclusione1256

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Vent’anni dopo: read the book

I. Il fantasma di Richelieu

In una stanza del palazzo Cardinale, che noi già conosciamo, a lato di una tavola con gli angoli d’argento dorato, ingombra di carte e di libri, stava seduto un uomo con la testa appoggiata a tutte e due le mani.
Dietro a lui vi era un vasto caminetto, rosso di tizzi che andavano a cadere su larghi alari dorati. La luce di quel fuoco accendeva il magnifico abito di quell’uomo pensoso, illuminato di fronte dalle luci di un candelabro carico di candele. Quella cappa rossa e quei ricchi merletti, quella fronte pallida e curva sotto il peso della meditazione nella solitudine di quel gabinetto, il silenzio delle anticamere rotto soltanto dal passo cadenzato delle guardie, avrebbero potuto far pensare che lì ci fosse ancora l’ombra del cardinale di Richelieu.
Ohimè! Era soltanto l’ombra di quel grand’uomo. La Francia indebolita, l’autorità del re decaduta, la nobiltà ritornata debole e turbolenta, il nemico che aveva oltrepassato le frontiere: tutto testimoniava che Richelieu non c’era più. Ma ciò che soprattutto dimostrava che la cappa rossa non era quella del vecchio cardinale, era quell’isolamento che, come abbiamo detto, si addiceva più a un fantasma che a una persona viva; quei corridoi vuoti di cortigiani, quei cortili pieni di guardie, uno spirito corrosivo che saliva dalla strada penetrava attraverso i vetri in quella stanza come se tutta una città, concorde contro il ministro, portasse là dentro il suo soffio: infine rumori lontani e continuamente rinnovati di colpi di fucile tirati fortunatamente senza scopo e senza risultato, ma soltanto per far vedere alle guardie, agli Svizzeri, ai moschettieri e ai soldati dislocati attorno al palazzo Reale, perché il palazzo Cardinale aveva cambiato anch’esso nome, che anche il popolo aveva le armi. Quel fantasma di Richelieu, era Mazzarino.
Ora, Mazzarino era solo e si sentiva debole.
«Straniero», mormorava, «Italiano! Ecco la grande parola con cui m’inchiodano! Con questa parola hanno assassinato, impiccato e divorato Concini e, se li lasciassi fare mi assassinerebbero, mi impiccherebbero e mi divorerebbero come lui, benché io non abbia fatto loro altro male che spremerli un po’. Sciocchi! Perché non capiscono che il loro nemico non è questo Italiano che parla male il francese, ma bensì quelli che sanno dir loro tante belle parole con un così schietto e puro accento parigino! «Sì, sì», continuava il ministro col suo fine sorriso, che questa volta appariva strano sulle pallide labbra, «sì, capisco dai vostri rumori che la sorte dei favoriti è precaria, ma se voi sapete questo, dovete anche sapere che non sono un favorito dei soliti, io! Il conte di Essex aveva un anello splendido, carico di diamanti che gli aveva donato la sua regale amante: io, non ho che un semplice anello con una sigla e una data. ma questo anello è stato benedetto nella cappella del palazzo Reale e dunque non mi potranno stroncare come credono . Non si accorgono che col loro eterno grido: “Abbasso Mazzarino» io faccio gridare loro, “Viva il signor di Beaufort“ oppure ”Viva il principe di Condé“ o anche “Viva il parlamento!”. Ebbene! Il signor di Beaufort è a Vincennes, il principe di Condé andrà a raggiungerlo un giorno o l’altro, e il parlamento…» Qui il sorriso del cardinale prese un’espressione di odio di cui il suo dolce volto sembrava incapace.
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