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«The Brothers Karamazov» in Italian

Book The Brothers Karamazov in Italian

I fratelli Karamazov

4.2313 votes
✒ Author
📖 Pages998
⏰ Reading time 61 hours 45 minutes
💡 Originally published1880
🌏 Original language Russian
📌 Type Novels
📌 Genres Drama, Prose, Psychological, Realism, Social, Tragedy, Philosophical
📌 Sections Psychological novel , Realistic novel , Social novel , Philosophical novel

Table of contents

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PREMESSA DELL'AUTORE1
I fratelli Karamazov. Fëdor Michajlovič Dostoevskij2
PARTE PRIMA2
LIBRO PRIMO. STORIA DI UNA FAMIGLIOLA2
I. Fëdor Pavloviè Karamazov2
II. Si sbarazza del primo figlio4
III. Secondo matrimonio e figli di secondo letto5
IV. Il terzo figlio, Alësa9
V. Gli starcy15
LIBRO SECONDO. UNA RIUNIONE INOPPORTUNA16
I. Giungono al monastero16
II. Un vecchio buffone25
III. Contadine che hanno fede36
IV. Una signora di poca fede46
V. E così sia, e così sia!59
VI. Che vive a fare un uomo simile?69
VII. Un seminarista arrivista85
VIII. Uno scandalo97
LIBRO TERZO. I LUSSURIOSI109
I. Nelle stanze della servitù109
II. Lizaveta Smerdjašèaja114
III. Confessione di un cuore ardente. In versi116
IV. Confessione di un cuore ardente. In aneddoti127
V. Confessione di un cuore ardente. "A capofitto"133
VI. Smerdjakov143
VII. La controversia148
VIII. Sorseggiando un cognacchino156
IX. I lussuriosi167
X. Tutte e due insieme178
XI. Un'altra reputazione in fumo194
PARTE SECONDA205
LIBRO QUARTO. LACERAZIONI205
I. Padre Ferapont205
II. Dal padre215
III. Fa comunella con gli scolari223
IV. Dalle Chochlakov231
V. Lacerazione in salotto242
VI. Lacerazione nell'izba256
VII. E all'aria aperta268
LIBRO QUINTO. PRO E CONTRA277
I. Un fidanzamento277
II. Smerdjakov con la chitarra295
III. I fratelli fanno conoscenza307
IV. Ribellione317
V. Il Grande Inquisitore324
VI. Per ora, molto oscura338
VII. "Anche due chiacchiere, con un uomo intelligente, sono interessanti"352
LIBRO SESTO. UN MONACO RUSSO360
I. Lo starec Zosima e i suoi ospiti360
III. Dalle conversazioni e dai sermoni dello starec Zosima382
PARTE TERZA394
LIBRO SETTIMO. ALËŠA394
I. Odore di putrefazione394
II. Il momento giusto401
III. Una cipollina407
IV. Cana di Galilea431
LIBRO OTTAVO. MITJA437
I. Kuz'ma Samsonov437
II. Ljagavyj446
III. Le miniere d'oro455
IV. Nelle tenebre471
V. Una decisione improvvisa477
VI. Ecco che arrivo anch'io!503
VII. Il primo e l'indiscutibile516
VII. Delirio547
LIBRO NONO. L'ISTRUTTORIA PRELIMINARE567
I. L'inizio della carriera dell'impiegato Perchotin567
II. Allarme573
IV. Tribolazione seconda589
V • Tribolazione terza601
VI. Il procuratore mette Mitja alle strette624
VII. Il grande segreto di Mitja. Viene fischiato636
VIII. Le deposizioni dei testimoni. La "creatura"656
IX. Portano via Mitja671
PARTE QUARTA676
LIBRO DECIMO. RAGAZZI676
I. Kolja Krasotkin676
II. Mocciosi677
III. Lo scolaro685
IV. Žuèka699
V. Al lettuccio di Iljuša706
VI. Precocità729
VII. Iljuša741
LIBRO UNDICESIMO. IL FRATELLO IVAN FËDOROVIÈ749
I. Da Grušen'ka749
II. Il piedino malato761
III. Un demonietto770
IV. Un inno e un segreto782
V. Non sei stato tu, non sei stato tu!802
VI. La prima visita a Smerdjakov812
VII. La seconda visita a Smerdjakov824
VIII. La terza e ultima visita a Smerdjakov838
IX. Il diavolo. L'incubo di Ivan Fëdoroviè860
X. "È stato lui a dirlo!"883
LIBRO DODICESIMO. UN ERRORE GIUDIZIARIO890
I. Il giorno fatale890
II. Testimoni pericolosi894
III. La perizia medica e una libbra di nocciole903
IV. La fortuna arride a Mitja909
V. Una catastrofe improvvisa921
VI. L'arringa del procuratore. Bozzetti di carattere934
VII. Una panoramica storica938
VIII. Dissertazione su Smerdjakov940
IX. Psicologia a tutto vapore. La trojka galoppante. Il finale dell'arringa del procuratore944
X. L'arringa del difensore. Un'arma a doppio taglio949
XI. Niente soldi, niente furto951
XII. E nemmeno omicidio952
XIII. Un adultero del pensiero953
XIV. I contadinotti tengono duro956
EPILOGO966
I. Piani per salvare Mitja966
II. Per un momento la menzogna diventa verità973
III. I funerali di Iljušeèka e il discorso presso il macigno985

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I fratelli Karamazov: read the book

PREMESSA DELL'AUTORE

Dando inizio alla biografia del mio eroe, Aleksej Fëdoroviè Karamazov, mi trovo in un certo imbarazzo. E cioè: anche se chiamo Aleksej Fëdoroviè il mio eroe, tuttavia, io stesso sono consapevole che egli non è affatto un grande uomo, quindi già prevedo inevitabili domande di questo genere: in che cosa è notevole questo Aleksej Fëdoroviè se lo avete eletto a vostro eroe? Che cosa ha fatto di tanto notevole? Chi lo conosce e per quale ragione? Perché io, lettore, dovrei perdere tempo ad apprendere i fatti della sua vita? L'ultima domanda è la più inesorabile in quanto posso solo rispondere questo: "Forse lo capirete da voi leggendo il romanzo". E se, una volta letto il romanzo, non lo capiste e non concordaste sul fatto che il mio Aleksej Fëdoroviè sia davvero una persona notevole? Lo dico perché prevedo con rammarico che avverrà proprio questo. Personalmente lo ritengo degno di nota, ma dubito seriamente di riuscire a dimostrarlo al lettore. Il fatto è che egli è un protagonista, ma un protagonista vago, indefinito. Del resto, forse, in un'era come la nostra, sarebbe strano pretendere la chiarezza dalla gente. Una cosa però è abbastanza certa: egli è una persona strana, persino un eccentrico. Ma la stranezza e l'eccentricità danneggiano, più che non diano diritto all'attenzione, soprattutto quando tutti tentano di mettere insieme i particolari per trovare un qualche valore comune nella confusione generale. Mentre l'eccentrico, nella maggior parte dei casi, è proprio un elemento particolare, isolato. Non è forse così? Ecco: se non sarete d'accordo con questa mia ultima tesi e risponderete "non è così" oppure "non è sempre così", allora, con il vostro permesso, mi sentirei incoraggiato riguardo al valore di eroe del mio Aleksej Fëdoroviè. Giacché non solo un eccentrico "non sempre" è un elemento particolare, ma, al contrario, accade pure che egli stesso, oserei dire, porti dentro di sé il nocciolo del tutto, mentre il resto degli uomini della sua epoca se n'è temporaneamente allontanato per qualche ragione, come investito da una raffica di vento... Comunque non avrei dovuto lasciarmi andare a queste dichiarazioni estremamente banali e confuse e avrei dovuto cominciare nel più semplice dei modi, senza tanti preamboli: se il libro piacerà, verrà letto. Ma il guaio è che ho due romanzi e soltanto una biografia. Il romanzo principale è il secondo: l'attività del mio eroe ai nostri giorni, proprio nel momento attuale. Invece, il primo romanzo ha avuto luogo ben tredici anni fa e non è propriamente un romanzo, ma solo un momento della prima giovinezza del mio eroe. Non posso fare a meno di questo primo romanzo perché senza di esso molte cose del secondo non sarebbero comprensibili. Ma in questo il mio impaccio iniziale si complica ulteriormente: se io stesso, che sono il biografo, ritengo che un solo romanzo potrebbe essere eccessivo per un eroe così modesto e indefinito, come potrei uscirmene con due romanzi e giustificare una tale arroganza da parte mia? Smarrito nel tentativo di risolvere tali quesiti, ho deciso di sorvolare su di essi senza cercare risoluzione alcuna. S'intende, il lettore perspicace avrà indovinato da un pezzo che qui volevo andare a parare sin dall'inizio, e sarà solo irritato con me per l'inutile spreco di sterili parole e tempo prezioso. Darò una risposta precisa a questo proposito: ho sprecato sterili parole e tempo prezioso in primo luogo per gentilezza, in secondo per calcolo: "Almeno ci aveva avvertiti in tempo", diranno. Del resto, sono persino contento che il mio romanzo si sia spaccato da sé in due racconti "ferma restando la sostanziale unità del tutto": dopo aver letto il primo racconto, il lettore stesso potrà valutare se valga la pena di tentare con il secondo. Naturalmente, non ci sono obblighi per nessuno e si potrà abbandonare il libro anche alla seconda pagina del primo racconto per non aprirlo mai più. Ma, sapete, esistono lettori sensibili che vorranno assolutamente portare a termine la lettura per non incorrere nell'errore di un giudizio imparziale; i critici russi, ad esempio, sono fra questi. Ecco, davanti a persone del genere, mi sento il cuore più leggero: nonostante tutta la loro delicatezza e buona fede, fornisco loro il pretesto più legittimo per abbandonare il racconto al primo episodio del romanzo. E con questo concludo la premessa. Sono pienamente d'accordo sul fatto che sia superflua, ma dal momento che è già stata scritta, che rimanga pure. E adesso al lavoro.

I fratelli Karamazov. Fëdor Michajlovič Dostoevskij

PARTE PRIMA

LIBRO PRIMO. STORIA DI UNA FAMIGLIOLA

I. Fëdor Pavloviè Karamazov

Aleksej Fëdoroviè Karamazov era il terzo figlio di un proprietario terriero del nostro distretto, Fëdor Pavloviè Karamazov, assai noto ai suoi tempi (e del resto ancor oggi ricordato fra noi) per la sua tragica e oscura fine, avvenuta esattamente tredici anni fa e della quale parlerò a tempo
debito. Adesso, invece, di questo "proprietario terriero" (come lo si chiamava da noi, anche se in tutta la sua vita non aveva abitato quasi mai nella sua proprietà), dirò solo che era un tipo strano, di quelli che tuttavia si incontrano abbastanza spesso, il tipo di persona non soltanto abietta e depravata, ma anche balorda, di quei balordi, però, che sanno gestire egregiamente i propri affarucci e, a quanto pare, solo quelli. Fëdor Pavloviè, ad esempio, aveva cominciato quasi dal nulla; la sua proprietà era modestissima, correva di qua e di là per pranzare alla tavola altrui, si ingegnava a fare il parassita, eppure al momento del trapasso gli trovarono ben centomila rubli in contanti, anche se nel contempo aveva continuato ad essere per tutta la vita uno dei più dissennati scavezzacolli di tutto il nostro distretto. Lo ripeto ancora: qui non si tratta di stupidità - la maggior parte di questi scavezzacolli è abbastanza intelligente e scaltra - si tratta proprio di dissennatezza, e per giunta di un tipo particolare, nazionale. Si era sposato due volte e aveva avuto tre figli: il maggiore, Dmitrij Fëdoroviè, dalla prima moglie, gli altri due, Ivan e Aleksej, dalla seconda. La prima moglie di Fëdor Pavloviè apparteneva a una nobile stirpe, abbastanza ricca e famosa, anch'essi proprietari terrieri del nostro distretto, i Miusov. Non mi dilungherò troppo a spiegare come accadde esattamente che una ragazza con tanto di dote, anche bella e oltre tutto una di quelle intelligenze vivaci non così rare nella nostra generazione, ma che già si trovavano anche nella precedente, abbia potuto sposare una tale nullità, uno "scorfano", come allora lo chiamavano tutti. Ho conosciuto infatti una fanciulla appartenente alla penultima generazione "romantica", che dopo alcuni anni di misterioso amore per un certo signore, che del resto avrebbe potuto tranquillissimamente sposare in qualunque momento, finì tuttavia per inventarsi da sola ostacoli insormontabili, si gettò in un fiume abbastanza profondo e rapido da una ripa alta e scoscesa, quasi un precipizio, e vi perì decisamente a causa delle proprie fisime, per poter assomigliare all'Ofelia di Shakespeare; anzi, se quel precipizio, che ella aveva notato e vagheggiato da tanto tempo, non fosse stato così pittoresco, se al suo posto ci fosse stata soltanto una prosaica riva pianeggiante, forse quel suicidio non sarebbe mai avvenuto. Questo è un fatto vero, e c'è da credere che nella nostra vita russa, durante le ultime due o tre generazioni, si siano verificati non pochi episodi come questo, o simili a questo. Analogamente, anche l'azione di Adelaida Ivanovna Miusova era senza dubbio un'eco di suggestioni altrui e anche dell'esasperazione di una mente prigioniera. Forse aveva voluto affermare l'indipendenza femminile, andar contro le convenzioni sociali, contro il dispotismo dei parenti e della famiglia, mentre una compiacente fantasia l'aveva convinta, poniamo, per un solo istante, che Fëdor Pavloviè, malgrado la sua fama di parassita, fosse tuttavia uno degli uomini più coraggiosi e ironici di quell'era di transizione verso tempi migliori, mentre non era altro che un tristo buffone e nulla più. Un altro lato piccante della storia era che il matrimonio fu preceduto da un rapimento, il che lusingò molto Adelaida Ivanovna. Dal canto suo, Fëdor Pavloviè era oltremodo predisposto ad azioni del genere anche per la propria posizione sociale, in quanto ardeva dal desiderio di far carriera a qualunque costo, e l'idea di legarsi a una buona famiglia e di mettere le mani su una dote era molto allettante per lui. Quanto all'amore reciproco, pare che non ce ne fosse affatto, né da parte della fidanzata, né da parte di lui, nonostante la bellezza di Adelaida Ivanovna, tanto che questo caso fu forse l'unico del genere nella vita di Fëdor Pavloviè, uomo sensualissimo per tutto il corso della propria esistenza, pronto a correre dietro istantaneamente a ogni gonnella, al minimo segno di incoraggiamento. E invece, quella donna fu dunque l'unica a non fare nessun effetto sulla sua sensualità.
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